Alluvione del Polesine novembre 1951











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Mentre nei giorni del 12, 13 e nelle prime ore del 14 novembre l'onda di piena transitava nel mantovano senza il verificarsi di irreparabili esondazioni grazie anche alla tempestiva e massiccia realizzazione di interventi di contenimento, durante il passaggio della stessa tra le province di Ferrara, a sud, e Rovigo, a nord, avvenne l'irreparabile. • Già nel corso della mattinata del giorno 14 novembre 1951, in più tratti dell'argine sinistro del fiume Po, quelle a quota depressa, iniziarono le tracimazioni. Mentre alcune di esse poterono essere contenute grazie ai lavori tumultuari attuati dai volontari e dai cooptati, per altre il tentativo di contenimento, per l'estesa dei tratti interessati a fronte della scarsità di uomini disponibili, si rivelò ben presto disperato. Come detto sopra, si dovette purtroppo riscontrare, complice la falsa notizia di una rotta a Bergantino oltre all'immaginabile paura e al panico prodotti dall'inizio dei sormonti, l'abbandono pressoché totale dei lavori di sopralzo arginale sulla tratta Occhiobello -- Canaro. Giunti a questo punto, il tragico evolversi degli eventi era segnato: le acque tracimate, stramazzando lungo il corpo arginale, ne determinarono ben presto l'erosione sino al suo totale sfondamento. • Alle ore 19.45 del 14 novembre, l'argine maestro del fiume Po ruppe a Vallice di Paviole, in Comune di Canaro. Alle ore 20.00 si verificò una seconda rotta in località Bosco in Comune di Occhiobello. La terza falla si produsse poco più tardi, alle ore 20.15 circa, in località Malcantone dello stesso comune. La massa d'acqua che si riversò con furia sconvolgente sulle terre del Polesine fu immane. Si calcola che la portata complessiva delle rotte sia stata dell'ordine dei 7.000 m³/s (6.000 m³/s secondo alcune stime, più di 9.500 m³/s secondo altre) a fronte di una portata massima complessiva del fiume stimata in quell'occasione in circa 12.800 m³/s. • In pratica, circa 2/3 della portata fluente, anziché proseguire la sua corsa verso il mare entro gli argini del fiume, si riversò sulle campagne e sui paesi. Come peculiare effetto di ciò si produsse, immediatamente dopo le rotte, un repentino decremento del livello idrometrico del fiume, riscontrato nelle stazioni di misura di monte e di valle: tale fenomeno si definisce effetto svuotamento . • Ebbe quindi inizio una catastrofe di enormi proporzioni le cui ripercussioni si riflettono sino ai nostri giorni, segnando per sempre la storia del Polesine. Fu essa infatti, per estensione delle terre allagate e per volumi d'acqua esondati, la più grande alluvione a colpire l'Italia in epoca contemporanea. • Già nelle prime ore del giorno 14 novembre, il colmo di piena iniziava ad interessare l'Alto Polesine. Gli abitanti di Melara, Bergantino, Castelnovo Bariano, Castelmassa, Calto e degli altri centri rivieraschi iniziavano una corsa contro il tempo nel tentativo di contenere le acque del fiume all'interno dei propri argini. Guidate dai propri sindaci in prima persona, sotto il coordinamento di tecnici locali, queste popolazioni intraprendevano un'immane opera di sovralzo delle sommità arginali mediante la costruzione di coronelle e soprassogli. Solo lo spirito di abnegazione e la consapevolezza che dalla riuscita o meno dei loro sforzi dipendevano le sorti del territorio, comprese quelle delle loro stesse case e terreni, ha fatto sì che il livello delle acque fosse contenuto dalle suddette opere tumultuarie. • L'operato di queste genti risulta tanto più stoico in considerazione del fatto che le dette opere di contenimento furono realizzate in condizioni particolarmente difficili. Vi era infatti carenza di uomini, materiali (con grande penuria dei sacchi necessari per il riempimento in terra e la formazione dei rialzi arginali) e di mezzi, in quanto non vi era ovviamente disponibilità di mezzi meccanici quali escavatori, bulldozer eautocarri e si operava con semplici attrezzi manuali, spesso portati da casa. Cosa ancor più grave fu la totale mancanza di un'organizzazione sovraordinata in grado di prevedere l'evento e organizzare le risposte adatte gestendo con razionalità la realizzazione delle opere necessarie. Ciononostante, per l'intera tratta dell'Alto Polesine, da Melara a Stienta la lama d'acqua, che ormai sovrastava in molti punti la sommità arginale, poté essere contenuta dalle opere di sopraelevazione realizzate, che raggiunsero in alcune tratte l'altezza 1,00 - 1,20 m. Anche la lotta contro i numerosi fontanazzi che costellavano lacampagna al piede dell'argine fu vinta, grazie al sollecito circondamento di quelli principali. • http://it.wikipedia.org/wiki/Alluvion...

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