Ruoppolo Teleacras La Fiat 126 di Borsellino











############################# Video Source: www.youtube.com/watch?v=enENsr4Ir3Q

Il servizio di Angelo Ruoppolo ( http://www.facebook.com/profile.php?i... ) Teleacras Agrigento del 10 gennaio 2009. La Procura di Caltanissetta è impegnata a riscontrare le dichiarazioni del nuovo pentito, Gaspare Spatuzza. Conteso il furto della Fiat 126 imbottita con il tritolo della strage Borsellino ( per il video seleziona Alta qualità in basso a destra dello schermo ). • Ecco il testo: • La strage di Via D'Amelio conta 3 sentenze definitive della Cassazione ed ancora tanti misteri, sollevati anche da pentiti eccellenti, come Giovanni Brusca. Ecco le parole del boia di Capaci: per l'eccidio di Borsellino e la sua scorta vi sono in carcere degli innocenti . Poi, un altro pentito, lui, Giovan Battista Ferrante, il killer di Salvo Lima, ha raccontato che, dopo la strage, lui, Ferrante, parlò con lui, Salvatore Biondino, l'autista di Totò Riina. E Biondino gli disse: sono contento perchè le indagini hanno preso una falsa pista. L'esplosivo era dentro un bidone, non dentro la Fiat 126 . Tante mezze verità. I Giudici della Cassazione, nelle loro sentenze, hanno creduto a lui, Vincenzo Scarantino. L'ex picciotto del quartiere Guadagna ha raccontato che è stato lui ad incaricare due balordi a rubare la Fiat 126. Poi però Scarantino ha ritrattato. Adesso non è più protetto. E' in carcere e sconta la condanna. Oggi un altro pentito, nuovo di zecca, lui, Gaspare Spatuzza, piccona i verdetti della Suprema Corte. E sono colpi pesanti. Lui, Spatuzza, braccio armato di Leoluca Bagarella, ha raccontato che è stato lui a rubare la Fiat 126. Ad ordinare il furto a Spatuzza, inteso U tignusu , sarebbero stati i suoi Capi mandamento, i boss di Brancaccio, Filippo e Giuseppe Graviano. Clamoroso. Tanto che il Procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, è scappato a Palermo, ed insieme al collega, Francesco Messineo, ha riunito il pool di magistrati che per 180 giorni hanno ascoltato Gaspare Spatuzza, Nino Di Matteo, Antonio Ingroia e Lia Sava. Si lavora per riscontrare le dichiarazioni del pentito o aspirante tale. Il rischio, paventato, sussurrato, è che vi sia in atto un tentativo occulto per depistare indagini e processi. Così come nel passato con Giovanni Brusca, e poi con Pino Lipari, il cassiere di Bernardo Provenzano.

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